Nel cuore del quartiere Rinazzo a Catania, situato tra via Etnea e via Caronda, si erge un monumento a Garibaldi.
La statua poggia su un basamento su cui è incisa una frase che evoca le parole espresse da Garibaldi durante il suo approdo a Catania nel 1862: “Trovammo Vulcano di patriottismo, uomini, denaro, vettovaglie per la nuda mia gente“.
Di fronte all’ingresso di Villa Bellini, un tempo, si trovava una storica edicola di giornali all’incrocio tra via Caronda e via Etnea.
Tuttavia, nel 1911, questa edicola fu rimossa nel malcontento generale per fare spazio alla statua di Garibaldi.
Origine del monumento a Garibaldi
Garibaldi aveva combattuto in Uruguay dal 1837 per un decennio in difesa dell’indipendenza. Nel 1890, l’Uruguay decise di onorare l’eroe con un monumento, riconoscendo il suo contributo.
L’ambizioso progetto fu affidato a Ettore Ferrari, un noto scultore romano apprezzato per il suo talento.
Tuttavia, quando la statua arrivò a Montevideo, non incontrò il favore degli uruguaiani e fu quindi rispedita in Italia. Tornò dunque nel deposito della fonderia Bastianelli di Roma, dove era stata originariamente creata.
Con il passare degli anni e avvicinandosi il cinquantenario dell’Unità d’Italia nel 1911, la fonderia Bastianelli decise di riesumare la statua e di promuoverla nuovamente.
Inviò quindi una circolare a tutti i comuni d’Italia con l’annuncio “Statua di Garibaldi offresi“, cercando un acquirente per l’opera d’arte rimasta invenduta.
Fu il comune di Catania a rispondere all’invito, spinto dall’allora sindaco Giuseppe Pizzarelli, che desiderava onorare la memoria del suo amico scultore Ettore Ferrari. Il sostegno per questa decisione venne anche dal comitato organizzatore dell’Esposizione Agricola Siciliana, presieduto dall’onorevole Pasquale Libertini.
Non è noto quanto il monumento a Garibaldi sia effettivamente costato alle casse comunali di Catania, ma è chiaro che fu acquistato a un prezzo vantaggioso.
Così, la statua rifiutata dall’Uruguay trovò una nuova casa, ma l’accoglienza catanese non è delle migliori: i cittadini lo ritengono un pessimo acquisto.
Molti cittadini manifestarono il proprio dissenso, non solo per ragioni estetiche, ma anche storiche.
Parte della popolazione, infatti, era preoccupata che celebrare Garibaldi potesse glorificare un periodo storico, l’Unità d’Italia, che per molti aveva portato disastri, tensioni sociali e politiche, soprattutto nel Sud Italia.
Era forte la preoccupazione riguardo alla decisione di “immortalare le gesta del condottiero attraverso futili idolatrie“. Questi cittadini percepivano la statua come una rappresentazione superficiale di un’eredità storica complessa e talvolta dolorosa.
Inaugurazione del monumento
L’opposizione divenne particolarmente accesa quando il Comune decise di rimuovere una storica edicola dei giornali per fare spazio alla statua. Nonostante il dissenso, la decisione fu portata avanti e la statua alta 7 metri fu collocata in piazza Università.
La situazione si rivelò turbolenta anche per quanto concerne le circostanze che accompagnarono la sua inaugurazione.
Il basamento, realizzato in pietra lavica, fu preparato per sostenere la statua che, in attesa dell’inaugurazione ufficiale, venne coperta con stracci e carta, in un tentativo di proteggerla e mantenere l’elemento sorpresa.
Tuttavia, l’attesa dell’inaugurazione si protrasse senza che emergessero dettagli concreti o piani definitivi, non essendo particolarmente attesa.
L’incertezza durò finché un violentissimo temporale non colpì Catania, con venti forti abbastanza da spazzare via gli stracci che celavano la statua.
L’evento mise in luce non solo la mancanza di una celebrazione formale ma anche l’apparente incapacità del sindaco di gestire efficacemente la situazione e le tensioni cittadine.
Quello che doveva essere un momento di festa e di commemorazione si trasformò in una sorta di anti-climax, con la statua di Garibaldi svelata in maniera del tutto inaspettata e casuale, senza alcuna cerimonia.
La popolazione locale, già divisa sull’opportunità di erigere il monumento, sembrava indifferente a questo sviluppo, mentre il sindaco rimaneva in silenzio, forse imbarazzato o incerto su come procedere dopo l’accaduto.
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